25 dicembre 2017

Una marca del passato: la Hobby Tecnica di Firenze

Le caratteristiche scatole nere e rosse dei kit
Hobby Tecnica. 
Alcuni collezionisti magari non più giovanissimi ricorderanno certe eleganti scatole rettangolari, piatte, di colore nero con una bordatura rossa. E' con queste confezioni che la Hobby Tecnica si presentava tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta. Il marchio era nato poco dopo la metà di quel decennio per iniziativa di Marcello Giorgetti, un modellista fiorentino che come molti altri appassionati aveva deciso di percorrere la strada della produzione di kit speciali in metallo bianco, naturalmente in scala 1:43. In realtà le confezioni del nuovo marchio toscano, Hobby Tecnica, per l'appunto, non erano così raffinate: all'inizio le scatole erano di un più comune color marroncino, ma presto il nero e rosso diventarono i colori peculiari di una gamma destinata a diventare molto prolifica. A Firenze la scena del collezionismo e del modellismo in scala 1:43 era piuttosto vivace.
Le prime decorazioni erano dei trasferibili,
stampati dalla Cartograf di Bologna. 
Il primo kit Hobby Tecnica fu la Ferrari 312 B3 Formula 1 del 1973. 

Negli anni settanta il negozio Dreoni di Via Cavour (tuttora esistente) organizzata un'esposizione annuale di modellismo, dove i montatori e i collezionisti si potevano incontrare e confrontare modelli, tecniche, opinioni. Dreoni finì anche per diventare il punto di distribuzione dei modelli Hobby Tecnica, che aveva sede in Via Andrea del Sarto, nel quartiere di San Salvi, poco lontano dallo Stadio Comunale al Campo di Marte.
Alcuni Hobby Tecnica hanno piccole annotazioni e graffiti,
un po' come accade in altri marchi dell'epoca: su questa Ferrari
330 P4 Spyder troviamo l'anno di fabbricazione del master, il 1978. 
La firma di Marcello Giorgetti, sul fondino della Ferrari 330 P4 Spyder. 

I modelli Hobby Tecnica, per l'epoca, reggevano tranquillamente la concorrenza di altri marchi
magari più conosciuti e diffusi, come John Day, Grand Prix Models, Mikansue o la nostrana FDS, che viaggiavano a un ritmo di novità annuali impressionante.

Una delle ultime novità di Hobby Tecnica fu la
Ferrari 312 T4, campione del mondo F.1 nel 1979. 
Il kit della Ferrari 312 B3 Formula 1 del 1974. 

Hobby Tecnica si concentrò sul marchio Ferrari, con particolare riguardo alle vetture di Formula 1. In quegli anni c'erano tantissime lacune da colmare: oltretutto la produzione di Formula 1 da parte dei fabbricanti di diecast era scarsissima. Dinky e Corgi combattevano una crisi ormai irreversibile con prodotti decisamente scadenti agli occhi dei collezionisti, mentre Solido, il marchio leader della produzione industriale negli anni settanta, si dedicava esclusivamente alle vetture stradali, ai rally, alle turismo da pista e alle sport-prototipo.

L'Alfa Romeo 179 Formula 1 Monza 1979, un modello molto
atteso dai collezionisti, che la chiamavano "Alfa-Alfa" per
distinguerla dalle Brabham motorizzate anch'esse Alfa Romeo. 
Le linee angolose della Brabham BT45 sono ben riprese in questo kit
che può costituire ancora oggi una buona base di partenza. 
La qualità degli Hobby Tecnica era quindi più che buona e il loro prezzo, nel 1977, si aggirava sulle 9800 lire, mentre un kit FDS costava circa 7000 lire. Certo, erano proprio gli anni in cui André-Marie Ruf stava rivoluzionando gli standard del kit speciale, ma i vari X, BAM-X, X-Tenariv costavano in Italia dalle 16 alle 23 mila lire, quindi il doppio o più rispetto a un qualsiasi altro kit in metallo bianco.

Le decals serigrafate continuarono a essere affidate alle cure
di Cartograf, che già all'epoca era assolutamente all'avanguardia
nella serigrafia. 
Il primo modello Hobby Tecnica fu la Ferrari 312 B3 Formula 1 del 1973 (Arturo Merzario). Una particolarità legata ai kit iniziali HT erano le decals trasferibili su foglio acetato. Estremamente fedeli, erano stampate dalla Cartograf ma non erano certo il massimo della facilità nella posa, specialmente su certi modelli ricchi di superfici irregolari. Si passò quindi alle normali decals in serigrafia, proseguendo la collaborazione con Cartograf, destinata a scrivere la storia di questo settore.
Un particolare di un foglietto di istruzioni, dove venivano
riassunte anche le caratteristiche tecniche della vettura reale.
Successivamente le istruzioni divennero più semplici, con un
normale foglio A4 fotocopiato. 
Nel 1977, Hobby Tecnica aveva a catalogo già una quindicina di referenze, che non si limitavano comunque alle Ferrari Formula 1: Giorgetti sceglieva anche soggetti abbastanza particolari, dalla Auto Union del 1938 alla Napier Railton Brooklands 1933; veniva seguita anche l'attualità del Mondiale Marche, con l'Alfa Romeo 33TT12 del 1973 e le Porsche 935 e 936 del 1976. In particolare la 935 Martini Racing riscosse un buon successo a Firenze, anche perché molti collezionisti erano presenti alla 6 Ore del Mugello in occasione del debutto della vettura.

L'Alfa Romeo 33TT12 del 1975, che aveva il cofano posteriore
amovibile per consentire il montaggio dettagliato del motore. 
Certo, la documentazione dell'epoca era quella che era, e su certi HT sono presenti errori che oggi sarebbero inimmaginabili: il progresso va avanti (a volte si va indietro, ma questo è un altro discorso) e allora i modellisti non erano così esigenti. Probabilmente erano anche disposti a mettere mano in modo più drastico su certi modelli, senza lamentarsi continuamente del produttore. Chi aveva documentazione si rimboccava le maniche e ci dava dentro con stucco, saldature e lamierino.

Anche gli anni cinquanta furono considerati dalla produzione
Hobby Tecnica: questa è la Ferrari 625 Formula 1. 
La produzione Hobby Tecnica si esaurì all'alba degli anni ottanta. Marcello Giorgetti, prima di dar vita al marchio MG, avviò una breve collaborazione con Umberto Codolo, col marchio Cogy.
Documentazione d'epoca su un foglietto d'struzioni. 
Nelle istruzioni si raccomandavano spesso i prodotti Gloy (colle,
colori, ecc), all'epoca molto diffusi. 



Ricordo personalmente quando i kit HT, ormai anche leggermente superati, erano stati messi in offerta da Dreoni, con una formula "prendi tre paghi due", per ridurre gli stock di scatole invendute che si erano accumulate in magazzino. Era il 1982 e ormai la stagione pionieristica del modellismo speciale si stava chiudendo.
La carrozzeria con gli interni della Ferrari 330 P4 Spyder,
realizzata nella versione Brands Hatch 1967. 
Oggi gli Hobby Tecnica sono abbastanza rari e alcuni soggetti possono costituire delle basi accettabili per modifiche più o meno estese oppure per montaggi "da scatola", a rappresentare filologicamente quello che era l'automodellismo nella seconda parte degli anni settanta. Alcuni collezionano semplicemente i kit senza montarli, esattamente come certi collezionisti del marchio Airfix raccolgono le famosissime buste senza aprirle.

Nota del 14 luglio 2019: un'appendice su
Hobby Tecnica è disponibile a questo link:
https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2019/07/in-margine-hobby-tecnica-una-produzione.html

4 commenti:

  1. Ma... Vedo la 312 TT12 col cofano amovibile, ma perché la mia (versione 1973, cioè senza airscope) è in blocco unico?

    R.F.

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    1. Hobby Tecnica non ha mai fatto la 33TT12 versione 1973.

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  2. BUONASERA A TUTTI .NON SONO NE UN COLLEZIONISTA E TANTOMENO ASSEMBLATORE DI MODELLINI, HO PERO TRAVATO ROVISTANDO NEGLI SCATOLONI IN SOLAIO UNA CONFEZIONE ANCORA PRATICAMENTE NUOVA DI UNA MODELLO FERRARI 312 B 2. HAUN VALORE( CHE NON SIA AFFETTIVO ) E SE SI QUANTO PUO' VALERE. E UN MODELLO RARO ?GRAZIE A CHI MI RISPONDERA. CESARE

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    1. I kit Hobby Tecnica hanno essenzialmente un valore storico. Sono kit che non sono ricercati che da certi collezionisti appassionati alle vicende dei marchi del passato. Il valore della 312B in condizioni perfette non supera i 20-30 euro. Sono kit abbastanza rari, ma la rarità non implica necessariamente un alto valore di mercato.

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