17 febbraio 2018

I magnifici lavori di Paolo Devodier su Autosprint (e una breve retrospettiva storica)



Dire che non si compra più Autosprint da anni è da snob, esattamente come dire che si porta il figlioletto a rugby perché il calcio è da coatti; però Autosprint io non lo compro davvero da anni. Credo di avere smesso di acquistarlo regolarmente nell'anno del titolo mondiale di Raikkonen, quindi fate un p' voi i conti, per poi smettere in modo definitivo verso il 2010. Stavolta l'eccezione era più che giustificata da un'intervista con Paolo Devodier scritta da Sergio Remondino, nel numero 7 uscito martedì scorso. Devodier non credo abbia bisogno di grandi presentazioni; il mio primo ricordo dei suoi lavori è legato alla rivista AutoModelli diretta da Mario Barteletti, che pubblicò degli ampi resoconti sulla trasformazione di una Renault Formula 1 e poi le istruzioni per come autocostruirsi l'Osella di Riccardo Paletti. All'epoca certe cose sapevano di misterioso, con delle espressioni arcane del tipo "ordinate scocca", che agli occhi di un poco più che decenne suonavano allo stesso tempo affascinanti e difficili. Sono passati più di trent'anni da quegli articoli e Paolo Devodier ha segnato la storia del modellismo con i suoi 1:12 autocostruiti. Ne ha fatti tanti, quasi solo Ferrari; alcuni non li ha conservati, ma ora è intenzionato a non separarsi da ciò che fa. L'articolo di Autosprint è doppiamente importante perché scritto da chi in passato, nell'epoca pre-internet, faceva conoscere al grande pubblico la produzione degli artigiani dell'1:43. Remondino e Alfonzetti furono tra coloro che portarono il modellismo in Autosprint. Negli anni settanta le novità erano ben recensite; all'inizio si parlava - senza risparmiare loro diverse critiche - dei vari Politoys, Corgi, Dinky o Mercury. Era evidente che i modelli industriali non soddisfacevano neanche allora i collezionisti un minimo esigenti. E' un argomento storicamente interessante di cui mi occuperò un'altra volta. Anche la storia del Mini Autosprint meriterebbe una trattazione a parte.

Fu negli anni ottanta e anche negli anni novanta che regolarmente apparvero su Autosprint sempre più novità di artigiani non solo italiani ma anche esteri, primi fra tutti i francesi di Provence Moulage, Starter, Automany, JPS e Mini Racing. Alla fine degli anni ottanta, la piccola rubrica di modellismo faceva parte del timone fisso di Autosprint, con Tameo e Meri Kits che presentavano le loro novità della Formula 1 contemporanea, Arena con le sue vetture da rally o anche Brumm con certi modelli promozionali che all'epoca scatenavano le brame di collezionisti in crisi d'informazione. Era ancora il periodo in cui un'unica foto pubblicata su un settimanale veniva guardata, osservata e divorata infinite volte nell'attesa della successiva. Tornando sulle magnifiche opere di Devodier, l'intervista di quattro pagine rappresenta un giusto riconoscimento a migliaia di ore passate a rincorrere le forme delle più belle Ferrari sport-prototipo degli anni sessanta e settanta. Con la sola differenza che oggi, per chi voglia saperne di più, basta andare su Facebook e cercare il profilo del Nostro, parlando magari direttamente con lui...

1 commento:

  1. Bella notizia, spero che annunci un ritorno dell' automodellismo, almeno quello "da corsa" su Autosprint.

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