15 gennaio 2014

Sul fascino dei vecchi kit in plastica

Una vetrina veramente...vintage

Sfogliando i vecchi numeri di Quattroruotine, ma anche di tutte le altre riviste degli anni sessanta e settanta, è facile notare come una gran parte dello spazio sia occupato dai kit in plastica, prodotti per lo più da marche americane (ma anche europee) come AMT, Monogram, MPC, IMT, Cox, Aurora, Hawk e altre. I kit in plastica, in quel periodo, erano la base del modellismo automobilistico. Oltretutto vi era una connessione piuttosto stretta col mondo delle slot, visto che gli stessi produttori commercializzavano scatole di conversione per trasformare un modello statico in una vettura da pista. Le scale erano per lo più le classiche 1:24/1:25 ma anche la 1:32, in cui un fabbricante forse da noi poco conosciuto come Pyro, aveva spianato la strada con prodotti semplici ma di notevole fedeltà di riproduzione. Oggi il mercato di questi modelli conosce alti e bassi. Per lo più sono ricercati alcuni kit in scala 1:24/1:25, e fra i modelli montati le quotazioni oscillano in base alle condizioni e all'originalità del pezzo. L'argomento è indubbiamente affascinante, ed è possibile trovare ancora kit in condizioni perfette, per chi voglia collezionarli lasciandoli così, oppure desideri montarli secondo le specifiche dell'epoca o magari migliorandoli alla luce dei progressi degli ultimi decenni. Confesso che non mi ero mai troppo interessato a questa branca dell'automodellismo, ma di recente, l'acquisizione di una collezione abbastanza importante, mi ha portato ad approfondire l'argomento. Gli americani hanno maturato una competenza notevole, ed esistono ampi repertori e retrospettive, sia cartacee sia on-line, su una produzione vastissima e quantomai variegata. Sono i bagliori di un modo di intendere il modellismo che forse non esiste neanche più. Anche solo ammirare le istruzioni di questi modelli è un'esperienza abbastanza unica. Spesso si tratta di veri e propri libretti (come nel caso dei modelli Aurora), che tracciano la storia della vettura reale, accompagnata dall'illustrazione delle varie fasi di montaggio. Si percepisce nettamente l'intenzione di dare a questo genere di modellismo un ruolo educativo. Del resto, quanti bambini e ragazzi degli anni sessanta e settanta hanno sviluppato conoscenze meccaniche e tecniche (seppure superficiali e generiche) proprio grazie a questo genere di kit? L'intento educativo è ancora più evidente se si pensa quanto difficile fosse, all'epoca, procurarsi materiale documentario sulle vetture di serie e soprattutto da competizione. Certamente le esigenze di precisione e di esattezza storica non erano le stesse di oggigiorno, ma le proporzioni e le linee dei modelli sono nella maggior parte dei casi precisissime e rendono bene la forma e l'aspetto dell'auto vera. Questo vuole essere un invito ad approfondire un aspetto del collezionismo che ci riporta indietro ormai di svariati decenni, quando - chissà? - ci si divertiva in modo diverso e forse anche più semplice.
Ecco alcune immagini di questi modelli, accompagnati dal loro foglio di istruzioni originale.




























2 commenti:

  1. Belle.....io sono nato con quelle.
    Manca la Merit altra ditta inglese che produceva dei Kit interessanti negli anni 60.
    Mi sono rimasti.....haimè,solo qualche modello della Monogramm.

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  2. Hanno tutto un fascino particolare. Della Merit dovrei avere ancora qualche kit, li ricordo molto dettagliati.

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