10 luglio 2013

Impressioni sul kit MFH Porsche 962C 1:43 [di Claudio Govoni]

La Porsche 962C di Model Factory Hiro, da pochi mesi in commercio, rappresenta un interessante caso modellistico.
Lungi da essere un modello inedito, rappresenta la conferma di una possibile linea di evoluzione modellistica del kit, che avevo ipotizzato su altri forum qualche tempo fa.
Ci troviamo infatti di fronte a un modello che sarebbe verosimilmente antieconomico vendere montato, per la difficoltà di proporre un prodotto di questa qualità e complessità a prezzi ragionevoli.
Ci troviamo, credo, di fronte a una delle possibili evoluzioni del concetto di kit.
Piuttosto che scomparire, si è evoluto in un oggetto altamente sofisticato, appetibile a un pubblico più ristretto di un tempo, costituito da entusiasti che lo affideranno alle cure di montatori professionisti, per godere poi di un oggetto esclusivo e che si staglia al di fuori della massa, e di appassionati modellisti, che lo acquistano per il piacere stesso di montarlo, ancora prima che di collezionare semplicemente il risultato finito.
Veniamo al modellino vero e proprio.
Innanzitutto, una curiosità. Questo particolare prodotto MFH è stato protagonista di un piccolo giallo.
Come fa rilevare correttamente David nel suo post sulla 917 LH (http://grandiepiccoleauto.blogspot.it/2013/05/porsche-917lh-di-model-factory-hiro-in.html), inizialmente doveva essere rilasciata la Porsche 956.
Annunciata sul sito del produttore nipponico, è rimasta in home page per meno di una settimana, per poi sparire e fare posto alla 962.
Il motivo del cambio "al volo", non è dato sapere.
La confezione è elegante, in rosso china con scritte dorate. Chi è familiare con il mondo dei manga giapponesi credo non potrà fare a meno di notare una lieve similarità con i loghi NERV di Evangelion.

Il modello vero e proprio è impacchettato in cinque sacchettini.
La scocca è in metallo bianco.
La fusione è buona, ma non eccelsa, presentando varie bave e imperfezioni che andranno corrette con attenzione.
L'accoppiamento delle parti apribili risulta a prima vista discreto, ma non perfetto, suggerendo, in fase di montaggio, la necessità di un attento aggiustaggio per far combaciare le parti, qualora si voglia avere in mostra un modello apribile e non semplicemente aperto.


Esaminando i pezzi, si ha la sensazione che le tolleranze siano molto strette (come sui vecchi feeling43) e non tengano conto degli spessori della vernice.
Encomiabile lo spessore delle parti, ridotto, penso, quasi al minimo in relazione alla tipologia di materiale usato.
Nel kit sono presenti inoltre quattro pneumatici, le molle per gli ammortizzatori, i termoformati per i trasparenti e i cerchi in alluminio tornito.
Sono proprio quesi l'unica parte tornita del modello anche se, sinceramente, questo tipo di lavorazione si sarebbe potuto utilizzare vantaggiosamente anche per altre parti.

Molto ricca la dotazione di pezzi in metallo bianco.


Sono presenti due lastre fotoincise, con numerosi dettagli

Saggiamente, il produttore giapponese sceglie di affidare alle fotoincisioni le parti meno tridimensionali del kit, con la strana eccezione dell'antenna.
Personalmente, avrei preferito vedere riprodotti con questa tecnica anche la scocca anteriore e i dischi dei freni.


Queste due parti, riprodotte per fusione, appaiono leggermente troppo massicce.
Se la scelta può apparire comunque accettabile per la scocca anteriore, che sarebbe forse troppo complessa da riprodurre altrimenti, sembra strana per i dischi freno, considerato che nella scala maggiore lo stesso produttore sceglie di riprodurli con la tecnica della fotoincisione.
La decorazione in decal è assolutamente completa e consente di riprodurre le vetture che gareggiarono alla 24 ore di Le Mans nel 1985 o 1986.
Se per un qualche imperscrutabile motivo si scegliesse - o si fosse costretti - a non applicare le scritte Rothmans, sono presenti delle scritte "Racing" dalla grafica simile, da collocare al loro posto, opzione a mio avviso esteticamente più accettabile che dei "buchi" vuoti.
In sintesi un ottimo modello, che farà la gioia dei modellisti - forse più che dei collezionisti - appassionati di ruote coperte.
Non posso che sperare che, nei mesi a venire, Hiro riproponga in 1/43 buona parte del suo catalogo, soprattutto per quel che riguarda GT e prototipi (la presenza di un produttore di alto livello come Tameo rende le Formula 1 della casa giapponese forse meno attese).
Certo, molti sono modelli già presenti sul mercato, ma non apribili e non con questo livello di dettaglio.
Intanto è annunciata per l'autunno l'Alfetta 159 e sarà interessante vedere come sarà, anche in confronto all'omologo Renaissance, anch'esso apribile.

2 commenti:

  1. Ciao Claudio,
    la mia impressione è che questo kit sia di un livello inferiore rispetto a quello della 917, bellissimo comunque, ma due-tre gradini sotto.
    Sono anche convinto che, nel campo della plastica iniettata, ci siano aziende potenzialmente capaci di proporre kit che, come giustamente scrivi, sono in grado di mettere in crisi i resin-cast, per qualità e costi.
    Tempo al tempo
    Alfonso

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  2. Non posseggo la porsche 917 (nè intendo acquistarla perchè la coda lunga non è nelle mie corde), tuttavia non posso che concordare, per quello che ho potuto vedere nella recensione di David.
    Soluzioni tipo il telaio ottenuto in stereolitografia o l'uso di resina traslucida per riprodurre determinati pezzi, qui non si vedono.
    E' tutto abbastanza "old school", per quanto curato e congeniato bene.
    Le fusioni come ho scritto non sono male, ma neanche eccelse. Ho degli AMR di vent'anni fa che come qualità di fusione sono superiori.
    Quello che la rende appetibile (al di là dei gusti personali) è il fatto che sia un apribile con spessori sottili e alto dettaglio, con in più, essendo un kit, la possibilità di fare quello che un die cast non lascia fare: intervenire per aggiungere ulteriori dettagli e modifiche.

    Nel campo della plastica iniettata, credo che praticamente tutte le maggiori ditte modellistiche (compreso la nostrana italeri), se volessero, avrebbero le tecnologie per produrre modelli eccellenti.
    Non lo fanno, penso, perchè sono molto incerte sull'accoglienza che avrebbero questi modelli così "non tradizionali".
    Le licenze costano molto, gli stampi in acciaio moltissimo.... per intraprendere l'avventura dovrebbero proporre qualcosa con cui andare quasi a colpo sicuro.

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